mercoledì 2 gennaio 2008

La Festa Del Falò

Rocca San Casciano, paese di circa 2100 abitanti, si trova in provincia di Forlì e Cesena, a 27 Km dal capoluogo, sulla strada statale 67 Tosco Romagnola, che unisce le città di Ravenna/Forlì a Firenze, attraverso il passo del Muraglione.

L'origine della Festa del Falò si perde nella notte dei tempi; c'è chi la fa risalire addirittura a riti pagani, celtici in modo particolare. Si dice che a Rocca San Casciano, fin dal XII secolo, venissero accesi falò lungo le rive del fiume Montone, a seguito di rovinose inondazioni, allo scopo di placare le acque.

Su queste motivazioni di derivazione pagana è stata innestata, a partire dal 1700, la ricorrenza religiosa di San Giuseppe (19 marzo) e per molti anni questa è stata la data in cui si è svolta la festa. Tradizione voleva che, nei cortili di ogni contrada venisse acceso un falò; attorno ad esso si mangiava, si beveva e si danzava. In epoca più recente i falò sono tornati nella loro posizione originale, la riva del fiume, e da qui, nell’ultimo secolo si sono sfidate le quattro fazioni che rappresentano i Rioni cittadini: Borgo di Sopra, Borgo di Sant’Antonio, Buginello e Mercato. Dei quattro rioni originari, ne restano, ad oggi, solo due: il Borgo di Sopra ed il Mercato.

Ai giorni nostri è possibile vedere l'accensione di falò, dai più piccoli, ai più grandi, in molte località; essa può assumere i significati più svariati, come la commemorazione del Santo Patrono, la celebrazione dell'arrivo della primavera o l'invocazione di una buona annata per la raccolta nei campi.

La festa del Falò che si può vedere a Rocca San Casciano, pur avendo in comune con le altre le stesse tradizioni, è invece da considerarsi unica nel suo genere. Terra, Aria, Acqua, Fuoco: questi gli ingredienti della festa più suggestiva del paese. I due rioni si sfidano costruendo sulle due rive del fiume Montone, praticamente nel cuore del paese, due grandi pagliai fatti di ginestre.

La festa comincia al sabato pomeriggio, con l’ormai tradizionale tuffo nelle acque del fiume Montone da parte di Gianè, prosegue con l’impagliatura dei due pagliai e culmina alla sera, quando, tra le grida ed i cori di scherno dei sostenitori dei due rioni, i due pagliai vengono accesi contemporaneamente accompagnati dal suono delle campane. Anche se sono anni ormai che non vi è più una gara, l’accensione più rapida e meglio realizzata decreterà il rione vincitore e sarà ragione di discussione e beffe per tutto l’anno a seguire.

Mentre i pagliai bruciano, continua la disputa; è il momento dello spettacolo pirotecnico, ma soprattutto dei botti, scariche di grossi petardi che vengono accesi contemporaneamente e che producono un boato impressionante. Qui la sfida è quella di aspettare che sia il rione avversario ad accendere per primo e tentare di coprire il suo rombo con il proprio.

Ma non è ancora finita; dopo circa un ora, quando i falò sono ormai ridotti, il confronto si sposta nella piazza del paese dove iniziano le sfilate: ogni rione ha all’incirca un’ora per dare libero sfogo alla propria fantasia. Ogni sfilata è imperniata su un tema portante, diverso di anno in anno, e si ispira ora ad un paese o luogo geografico, ora a temi particolari o di fantasia. Seguendo questo filo conduttore, vengono realizzati due o tre grandi carri allegorici, animati da decine di figuranti del rione attorniati da altre decine di partecipanti facenti parte della sfilata che segue a piedi. Per allestire questi carri e confezionare i costumi (ognuno provvede in proprio) c'è un lavoro di mesi, bruciato nell'entusiasmo di una sfilata che dura meno di un'ora. Appena un rione lascia la piazza è pronta ad entrare l'altro, il tutto accompagnato da musica e luci.

E' passata da molto mezzanotte quando i sostenitori si ritirano nel rione a festeggiare i successi della serata, mentre la piazza comincia a svuotarsi poco a poco.